Come ogni anno, accompagnato dal profumo di frati fritti, chiacchiere e dal multicolor dei coriandoli, ecco che arriva puntuale il Carnevale!

Dopo il Natale, è forse la festa più amata dai bambini perché lo scherzo, la burla, il motto “nessuna regola” e i travestimenti appagano senza ombra di dubbio la loro immensa immaginazione.

Non tutti sanno però che il Carnevale ha una storia antichissima. Carnem Levare, questa l’origine del nome, ovvero “eliminare carne”, perché voleva indicare l’ultimo grande banchetto prima del digiuno della Quaresima. Ma il Carnevale, o meglio, un suo antico antenato, si festeggiava anche come festa pagana prima dell’avvento del cristianesimo, sia tra i romani che i greci. Nell’antica Roma, ad esempio, durante la festa in onore della Dea egizia Iside (usanza acquisita dai romani proprio su influenza egiziana) le persone usavano mascherarsi. Insomma, usanze pagane si sono mescolate – come accade di frequente – a quelle cristiane e il Carnevale, di epoca in epoca e di città in città si è trasformato ed evoluto, portando con sé nuove tradizioni.

A questo punto è forse un obbligo fare un excursus sulla tradizione italiana del Carnevale, ed in particolare sulle maschere più tipiche, quelle della Commedia dell’Arte. Purtroppo infatti, tra i bambini dell’ultima generazione, si stanno perdendo queste memorie. Non che sia un male travestirsi dall’ultimi eroe o eroina del momento, però perché non fare un ripasso e raccontare ai vostri bambini le belle storie delle maschere del passato?

Iniziamo dalla più famosa, Arlecchino. Egli nasce in un quartiere molto povero di Bergamo, e la sua mamma, non potendo permettersi altro, cuce per lui un vestito utilizzando i ritagli di vecchi abiti e tessuti. Ecco perché il suo vestito è composto da tanti triangoli colorati. Arlecchino è un personaggio estremamente vivace e ne combina sempre una. Infatti molto spesso finisce nei guai. La sua preoccupazione più grande è il cibo: ha sempre fame! Arlecchino è sicuramente una delle maschere tradizionali più simpatiche ed infatti è stata per lungo tempo quella preferita e scelta da tutti i bambini per i travestimenti di Carnevale.

Dopo Arlecchino c’è sicuramente Pulcinella, che è forse la maschera più antica tra tutte quelle tradizionali. Pulcinella era infatti già conosciuto all’epoca dei romani. Nasce a Napoli e potremmo dire, non è proprio un bel tipo: ha due gobbe e un nasone adunco. Il suo vestito è molto semplice ma completamente bianco, con un buffo collare elisabettiano. Non è per niente atletico, anzi è un personaggio goffo, molto lento e di poche parole… ma quelle poche che dice in genere sono mordenti! È conosciuto in tutto il mondo e spesso i vari paesi hanno riadattato questo personaggio all’interno delle loro tradizioni: così capita che Pulcinella in Inghilterra diventa Punch, un corsaro e donnaiolo; in Germania è Pulzinella o I-lanswurst ovvero Giovanni Salsiccia; e in Spagna Don Christoval Polichinela.

Tra le altre maschere tradizionali troviamo poi Pantalone, di origini veneziane. È la figura del “credulone”, il più beffeggiato, e quello ridicolizzato da tutti. Nella tradizione, Pantalone è un signore anziano o comunque d’età avanzata, che nonostante tutto vuole ancora piacere alle donne. Davanti agli altri si mostra sempre altezzoso, ma come sempre finisce per ricevere insulti… e talvolta anche botte!

Non possiamo dimenticare ovviamente una delle poche figure femminili delle maschere tradizionali: Colombina. Anche lei di origine veneziana. Questa maschera ha origini antichissime e infatti si trova già nelle commedie di Plauto (circa 220 A.C!). La storia ci dice che Colombina è l’amorosa di Arlecchino, ma è desiderata anche da Pantalone. Incarna la figura della “servetta” furba, molto vivace e graziosa. Indossa una gonna vaporosa a balze, un corpetto, il grembiule e la crestina tipiche delle cameriere di altri tempi.

Altre maschere italiane che vale la pena menzionare sono quelle di Gianduia, di origine piemontese, Meneghino, maschera milanese per eccellenza e il Rugantino, “ er bullo de Trastevere, svelto co’ parole e cor coltello”.

Insomma, sono tante le maschere della tradizione Italiana, ed ogni regione conserva le sue particolari tradizioni e celebrazioni.

Il Carnevale però viene festeggiato in tutto il mondo è quindi vale la pena dare qualche informazione in più sulle tradizioni diverse dalle nostre, perché il Carnevale Veneziano non è l’unico ad essere spettacolare!

Nelle isole Spagnole e in particolare a Santa Cruz de Tenerife, si festeggia ad esempio uno dei Carnevali più importanti del mondo, che richiama più di due milioni di turisti. Durante questa festa si nomina la “Regina” del carnevale: l’abito più bello e più sfarzoso vince. Succede quindi che alcuni abiti siano alti anche 4 metri e possano pesare fino a 300 kg.

In Francia il Carnevale è Le fete des Fous, ovvero “la festa dei folli”. Anche questo paese ha una lunga tradizione di feste carnevalesche. Ad esempio, a Nizza il lungo corteo carnevalesco termina con la cosiddetta “battaglia dei fiori”: un’ondata di mimose, gerbere e gigli viene lanciata sul pubblico e sulle strade di tutta la città.

Saremo portati a pensare che i nostri cugini tedeschi siano meno propensi a questo tipo di celebrazioni. Niente di più sbagliato! Anche la Germania ha una lunga tradizione carnevalesca. Oltre ai tradizionali carri di maschere, in questo paese si festeggia il particolarissimo “Weiberfastnacht” o “Altweiberfastnacht”, la cui traduzione è: il carnevale delle zitelle. In sostanza in questo giorno, tutte le donne single della città girano in gruppo per strade e birrerie con grandi forbici in mano per tagliare le cravatte agli uomini… Lo scotto da pagare in cambio di un bacio.

E in Inghilterra? Il martedì grasso è il Pancake Day, in cui si fa la famosa “corsa con le fritelle”: il divertimento consiste nel vedere delle persone in grembiule correre con in mano delle padelle su cui stanno cuocendo dei pancake.

Dunque, sono tantissime le feste e le tradizioni che accompagnano il Carnevale, cerchiamo di non dimenticare le nostre e scopriamone di nuove… perché a Carnevale ogni tradizione vale!

Curiosità: Come nascono i coriandoli? Nel 1600 i confetti erano comunemente chiamati “coriandoli” perché venivano realizzati ricoprendo di zucchero i semi del coriandolo (oggi invece si usano le mandorle). Questo tipo di dolcetti venivano di regola lanciati dai carri carnevaleschi insieme a fiori, arance, granturco. Durante il Rinascimento, anche per risparmiare, si iniziarono ad utilizzare palline di carta o gesso colorate, che poi pian piano si trasformarono nei dischetti di carta che ancora adesso utilizziamo!

Ecco una facile ricetta per fare insieme ai vostri bambini un dolce tipico del Carnevale: le Chiacchiere… però rivisitate! Le facciamo a forma di coriandoli e stelle filanti.

Ingredienti

* 300 g di farina

* 1 uovo

* la scorza grattugiata di 1 limone

* 30g di burro (precedentemente ammorbidito)

* 60g di zucchero

* 2 cucchiai di grappa

* coloranti alimentari (si scelga il colore che si preferisce)

* olio per la frittura

Preparazione

Mettere assieme in una ciotola la farina, lo zucchero, l’uovo, il burro tagliaro a cubetti, la grappa, la vanillina e la buccia grattugiata del limone. Mischiare ed impastare tutto fino ad ottenere un composto liscio, senza grumi. Coprire con la pellicola e lasciar riposare per 30 min.

Passato il tempo di riposo, dividere l’impasto in 4 parti e aggiungere per ognuna un colorante alimentare diverso, amalgamandolo bene per ottenere il colore desiderato. Stendere con un tirapasta ogni pezzo fino ad ottenere una sfoglia non troppo sottile (circa mezzo centimetro). Da queste, tagliere delle striscioline di larghezza di almeno un centimetro per le stelle filanti e con un coppa pasta circolare ricavare i coriandoli.

Friggete i coriandoli e le stelle, aggiungete un po’ di zucchero a velo… il dolce è servito!