L’uso delle parolacce da parte dei bambini spesso rappresenta una vera e propria preoccupazione per i genitori. Nel seguente articolo ci occupiamo dei più piccoli e l’utilizzo della parolaccia in età prescolare.
L’interesse per le parolacce si manifesta intorno al secondo anno di età e si intensifica verso il terzo, ovvero quando il bambino attraverso l’imitazione riporta a casa tutto ciò che sente, per constatare l’effetto che fa! Di solito un bambino che dice parolacce produce una reazione di stupore e preoccupazione da parte degli adulti che le catalogano come “qualcosa di brutto che non si dice”, mentre per il bambino sono spesso nuove acquisizioni di cui ignora addirittura il reale significato. Più i genitori sono rigidi più la parola gli si fissa nella mente iniziando ad utilizzarla in modo volontario, per esprimere la propria opposizione o fare un dispetto, spesso nei momenti meno opportuni facendoci fare brutta figura. Di solito il bambino prova sempre un grande piacere nel dire le parolacce proprio perché ne coglie l’effetto dirompente nell’adulto. A volte non serve attivare punizioni forti … semplicemente la parolaccia deve fare il suo corso: compare l’interesse, esplode il suo utilizzo, e poi solitamente esaurisce in tempi brevi soprattutto se non si drammatizza questo fenomeno, considerandolo per ciò che realmente è, un qualcosa di passeggero!
Questo non significa che bisogna fare finta di niente in modo assoluto, perché di fronte alla totale indifferenza il bambino probabilmente insisterà per attirare la nostra attenzione, ma neppure punirlo severamente in quanto la punizione potrebbe trasformare l’attrazione per le parolacce in senso di colpa portando il bambino verso il conformismo e l’obbedienza che non sempre sono virtù, specialmente se “imposte”. Quindi sarebbe importante capire cosa scatta nei genitori di fronte alla parolaccia, se si modifica questa reazione verso un maggiore senso di tolleranza e minore colpevolizzazione l’uso delle parolacce dovrebbe attenuarsi progressivamente.
Perché le dicono? Spesso per …
- Provocare una reazione;
- Attirare l’attenzione;
- Perché la parola ha un suono buffo e ridicolo che gli piace;
- Imitare i grandi;
- Esprimere sentimenti forti, come rabbia, ma generalmente questo dopo i 5 anni di età.
L’ideale sarebbe intervenire spiegando al bambino perché non è conveniente dirle, ad esempio “possono ferire gli altri” oppure “non stanno bene sulla bocca di un bimbo così bello”, ma senza eccedere nelle prediche, soprattutto se noi stessi delle volte le utilizziamo. Inoltre è importante evitare di insistere cercando di capire dove l’abbia ascoltata o da chi l’abbia imparata: le parolacce girano, non appartengono a nessuno e poco importa da chi l’abbia sentita, ma l’importante è valutarne l’uso che ne si fa! Di fronte a queste domande il bambino potrebbe anche dare una risposta sbagliata solo per il desiderio di ricevere attenzioni particolari, ad esempio incolpando il fratello o un compagno con il quale al momento non ha un buon rapporto.
Vediamo quindi dei possibili comportamenti utili da mettere in pratica se il nostro cucciolo dice le parolacce:
- Non ridete! Non mostratevi né divertiti né sdegnati;
- Siate decisi! Spiegate ai bambini in modo sicuro ma tranquillo che certe parole non è bene utilizzarle;
- Non cedete all’istinto di sgridarlo!
- Mostratevi offesi se le dice a voi! capirà che la reazione provocata non è delle migliori;
- Inventate alternative! Provate a sostituire le parolacce, ripetendole ma utilizzando parole simili … più saranno strane, buffe, inventate più stimolerete il piccolo a ripeterle;
In conclusione, vi segnaliamo e consigliamo due letture per genitori, insegnanti ed educatori che risultano interessanti per l’argomento:
- Laniado Nessia, Parolacce e rispostacce, Red Edizioni, 2001
- Piumini Roberto, Il libro delle parolacce, Fabbri Editori, 2000